I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono caratteristiche che si manifestano in età scolare ma accompagnano gli individui anche nell’età adulta.
Anche dopo i 18 anni è possibile ottenere una diagnosi e ricevere suggerimenti per proseguire con successo il proprio percorso accademico e lavorativo. Le Linee Guida del 2011, le Linee guida CNUDD del 2014 e la Legge 25/2022, in vigore dal 29 marzo 2022, hanno introdotto diritti fondamentali per studenti e lavoratori con disturbi specifici dell’apprendimento.
La consapevolezza dei propri diritti e la scelta di adeguati strumenti e strategie di apprendimento, diventano elementi fondamentali per esprimere al meglio i propri talenti e la propria professionalità.

 

Cosa sono i disturbi specifici dell’apprendimento

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono neurodiversità che riguardano la capacità di leggere, di scrivere e di fare calcoli in modo corretto e fluente.
I DSA sono classificati in:

  • dislessia, disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo;
  • disortografia, disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nella competenza ortografica e nella competenza fonografica;
  • disgrafia, disturbo specifico della grafia che si manifesta con una difficoltà nell’abilità motoria della scrittura;
  • discalculia, disturbo specifico delle abilità di numero e di calcolo che si manifesta con una difficoltà nel comprendere e operare con i numeri.

I DSA costituiscono un’area di interesse clinico nella quale si è realizzato un importante avanzamento delle conoscenze grazie ai numerosi contributi derivati dalla ricerca scientifica e all’affinamento delle tecniche di indagine diagnostica. Questo consente oggi anche di effettuare diagnosi in modo accurato, di realizzare trattamenti mirati e di avere specialisti in grado di fornire strumenti e strategie adeguate, soprattutto in età scolare perché gli studi su adulti DSA e mondo del lavoro in Italia sono ancora scarsi.

 

I disturbi specifici dell’apprendimento in età adulta

I DSA, che in Italia interessano 3 milioni di persone, sono neurodiversità che riguardano la capacità di leggere in modo fluente, scrivere e calcolare in modo corretto. Si manifestano in età scolare ma accompagnano gli individui anche nell’età adulta; anche dopo i 18 anni è possibile ottenere una diagnosi presso centri pubblici o presso centri e specialisti privati accreditati che dispongano di una batteria di test adatta a valutare il profilo di un adulto.
Il profilo neuropsicologico dei dislessici adulti è assai variabile e in molti casi merita una valutazione e un’analisi approfondita che va oltre l’esame delle abilità strumentali di base di lettura, di scrittura e di calcolo.
Data la caratteristica di persistenza nel tempo è necessaria la presenza di specialisti e di servizi che se ne occupino sia a livello diagnostico sia a livello di supporto scolastico e accademico anche all’università senza escludere il mondo del lavoro.

 

Adulti DSA e mondo del lavoro

Le ricadute della dislessia e dei DSA in ambito lavorativo sono un aspetto molto poco studiato, in particolare nella realtà italiana. Oltre alle difficoltà di lettura, scrittura, di memoria a breve termine e di velocità di elaborazione dell’informazione, possono emergere altri problemi correlati allo specifico contesto lavorativo e alla mansione svolta. Le persone con dislessia possono spesso trovarsi in difficoltà quando devono leggere testi lunghi, quando devono scrivere a mano, quando viene richiesto loro un compito complesso, quando devono assimilare rapidamente nuove routine da automatizzare o quando vengono affidate mansioni duplici che richiedono un’elevata concentrazione soprattutto in ambienti rumorosi. Come primo risultato la scarsa consapevolezza delle proprie caratteristiche di apprendimento può privare i lavoratori della possibilità di avanzamento nella propria carriera. Ma ancora più grave, a nostro parere, è che spesso i lavoratori con DSA faticano a far emergere i propri punti di forza, per la paura di commettere errori banali o di non essere all’altezza del compito assegnatogli (impotenza appresa).

Giacomo Guaraldi nel libro “DSA e mondo del lavoro” ci parla dell’equivoco in cui possono sprofondare i lavoratori con DSA. Al contrario di quanto si è portati a pensare, il soggetto con DSA, è più produttivo in attività strategiche e direttive piuttosto che in lavori di basso livello che richiedano automatismi nel campo della lettura, scrittura e calcolo. Questo per via delle innumerevoli competenze trasversali, che, come ci ricorda Antonella Trentin Vicepresidente AID, se ben sfruttate, portano ad indubbi successi anche nel mondo del lavoro. Eccone alcune:

  • capacità di visione d’insieme e elaborazione cognitiva di tipo globale;
  • ragionamento dinamico e non convenzionale;
  • apprendimento dall’esperienza del fare;
  • pensiero per immagini (visual thinker), intuizione e creatività;
  • relazioni interpersonali ed empatia;
  • capacità di adattamento e tenacia.

 

Quali tutele all’università e nel mondo del lavoro

Le Linee Guida del 2011, al punto 6.7 “Gli Atenei” e le linee guida CNUDD del 2014, specificano le misure dispensative e compensative, le modalità di valutazione e di verifica che possono essere adottate durante il percorso universitario. Per quanto attiene agli strumenti compensativi si potranno utilizzare gli ausili eventualmente già in uso durante il percorso scolastico.
Per quanto concerne invece le misure dispensative, è possibile:

  • considerare la possibilità di suddividere la materia d’esame in più prove parziali;
  • privilegiare verifiche orali piuttosto che scritte;
  • laddove l’esame scritto venga ritenuto indispensabile, verificare se il formato scelto rappresenti un ostacolo e se possa essere sostituito da altre forme di valutazione scritta;
  • sempre con riferimento alle prove scritte, prevedere alternativamente la riduzione quantitativa, ma non qualitativa, della prova stessa, oppure la concessione di tempo supplementare;
  • considerare nella valutazione i contenuti piuttosto che la forma.

Rispetto al mondo del lavoro la legge 25/2022, in vigore dal 29 marzo 2022, ha introdotto diritti fondamentali per le lavoratrici e i lavoratori con disturbi specifici dell’apprendimento. Queste disposizioni rappresentano una conquista importante per 1 milione e 200mila lavoratrici e lavoratori con DSA in Italia.

L’Associazione Italiana Dislessia in questi anni ha promosso una vera e propria battaglia di civiltà partita dalla consapevolezza che questi lavoratori siano un’indubbia ricchezza per le imprese e per il Paese; “metterli nelle giuste condizioni lavorative, dando loro accomodamenti ragionevoli e gli strumenti compensativi per esprimere al meglio la propria professionalità e i propri talenti, rappresenterà un vantaggio per tutti” (tratto da https://dsaelavoro.aiditalia.org/it/i-dsa-in-eta-adulta/adulti-con-dsa-e-lavoro).

 

Uno sguardo al futuro

La legge n. 170 del 2010 ha rappresentato il punto di svolta per l’inclusione scolastica degli studenti con Disturbi specifici dell’apprendimento ma dopo la scuola la formazione non si interrompe. In una società che rispetta i diritti di tutti sarà fondamentale non lasciare indietro i lavoratori, qualunque caratteristica di apprendimento essi abbiano.
Sensibilizzazione e formazione dovranno proseguire sia in ambito accademico sia in ambito lavorativo, per creare ambienti sempre più rispettosi delle caratteristiche di ciascuno.

La consapevolezza di sé e del proprio metodo di apprendimento e la conoscenza delle leggi che tutelano individui con DSA è un punto di partenza fondamentale per un percorso di benessere e di crescita personale.

 

Per approfondimenti:
https://test.anastasis.it/webinar/webinar-dislessia-lavoro/

 

Articolo a cura di:

Monica Bertelli – Direttrice Centro di Apprendimento e Ricerca Laboratori Anastasis e Luca Grandi – Pedagogista ed Esperto in Tecnologie Educative

 

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